terremoto Amatrice

 

Un opuscolo che si propone di dare informazioni utili a tutte le persone vittime di un evento traumatico collettivo, per aiutare la comprensione delle emozioni provate dalle vittime e per ridurre la possibilità che le reazioni iniziali si trasformino in possibili problemi di tipo psicologico. La Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza risponde anche così all’emergenza terremoto.

“Il lavoro e l’affetto di tutte le persone coinvolte negli aiuti dimostrano che in questo difficile momento non siamo e non siete soli.

Al momento del terremoto siete forse stati coinvolti nella sciagura o nei soccorsi, oppure conoscete una persona che è rimasta ferita o che vi ha trovato la morte.

Certamente la vostra esperienza è molto personale ed ognuno di voi può aver reagito in modi diversi; in ogni caso è importante che conosciate le vostre reazioni allo stress.

 

Come rendere sopportabili emozioni e sentimenti

L’attività: aiutare gli altri può servirvi ad aiutare voi stessi; però un’attività troppo intensa può rivelarsi dannosa se assorbe anche le energie che dovreste dedicare a voi stessi.

Il sostegno: è confortante ricevere da parte di altri un sostegno emotivo e fisico. Non rifiutatelo. Condividere la propria esperienza con altri che l’hanno vissuta o con chi si sta impegnando negli aiuti fa bene; le barriere possono sfumare e si possono sviluppare nuove importanti relazioni.

Quali emozioni e quali sentimenti?

L’angoscia e la paura

che accadano disgrazie a sé stessi e a coloro che si amano;

di trovarsi soli o di essere abbandonati da coloro che si amano;

di perdere le cose care;

di perdere il controllo;

che un evento simile si ripeta;

la perdita di energia, la fragilità, la debolezza nei momenti successivi allo choc.

La tristezza, la nostalgia, il senso di colpa

nei confronti delle persone decedute e dei feriti;

per essersela cavata meglio di un’altra persona, essere vivo e non ferito;

dovuti al rimpianto per le cose che si sarebbero dovute o potute fare e che non si sono fatte.

Il disagio, la vergogna

di essere stati esposti ad una situazione di pericolo e di aver avuto bisogno dell’aiuto di altri;

di non aver agito come si sarebbe voluto.

La rabbia, la collera

nei confronti dei possibili responsabili;

per l’ingiustizia di tutto ciò che è accaduto;

per la vergogna e l’inadeguatezza provati;

per la mancanza di comprensione da parte degli altri.

I ricordi

legati all’esperienza del terremoto;

legati ad una persona cara che è morta o che è stata ferita;

legati alle cose perse;

legati a situazioni simili già vissute e che si sperava di non dover affrontare nuovamente.

L’alternarsi di speranza e desolazione

di fronte all’avvenire e ai propri progetti futuri;

nei confronti delle difficoltà del presente.

La solitudine

di fronte ai sentimenti provati, riterrete talvolta necessario rimanere soli, o al massimo con la vostra famiglia o con amici stretti.

Anche questi momenti fanno parte del naturale processo di superamento dello choc subito; ricordate comunque che c’è un’intera comunità di persone (dalle forze dell’ordine, ai soccorritori, alle associazioni di volontariato, al parroco fino alla gente del vostro come di altri Comuni) che si vi circonda e che sta facendo del suo meglio per aiutarvi.

Il torpore

è possibile che in un primo tempo vi sentiate paralizzati. L’evento può sembrare irreale, come un sogno, qualcosa che non è realmente accaduto. Spesso le persone valutano ciò erroneamente come una dimostrazione dell'”essere forti”.

Cosa fare e cosa non fare

∗ non reprimete i vostri sentimenti ma esprimete le vostre emozioni e lasciate che i vostri figli condividano il vostro dolore;

∗ non siate chiusi in voi stessi e date agli altri la possibilità di potervi parlare;

∗ non aspettatevi che i ricordi svaniscano velocemente, i sentimenti resteranno con voi ancora per un certo tempo;

∗ non dimenticatevi che i vostri figli, i vostri familiari possono provare gli stessi vostri sentimenti;

∗ prendetevi il tempo di dormire, di riposarvi, di pensare e di stare con la vostra famiglia e gli amici più cari;

∗ esprimete i vostri bisogni con chiarezza ed onestà alla vostra famiglia, ai vostri amici, alle autorità;

∗ cercate di condurre una vita normale, per quanto possibile, rispetto a quella che conducevate prima di questo immenso dolore;

∗ lasciate che i vostri figli parlino a voi ed agli altri delle loro emozioni e lasciate che le esprimano nei giochi e nei disegni;

∗ evitate di assumere alcool o droghe; la loro assunzione, anche se al momento può sembrarvi un valido aiuto, in realtà aumenta il sovraccarico di tensione ed è dannosa per la vostra psiche.

Quando serve un aiuto professionale

∗ Se vi è molto difficile sopportare delle emozioni intense o delle sensazioni fisiche.

∗ Se le vostre emozioni non perdono d’intensità e provate una tensione cronica.

∗ Se continuate ad avere dei sintomi fisici.

∗ Se non avete nessuno con cui condividere le vostre emozioni e ne sentite il bisogno.

∗ Se le vostre relazioni familiari, sociali o professionali e la vostra attività lavorativa ne subiscono conseguenze molto negative e sentite di non poter fare fronte alla situazione da soli.

∗ Se vi rendete conto che chi vi circonda è particolarmente vulnerabile.

∗ Se nell’aiutare le altre persone vi sentite spossati.

Ricordatevi che affrontare il dolore di questa ferita conduce alla guarigione e probabilmente ne uscirete più forti e maggiormente consapevoli.

Se soffrite troppo o troppo a lungo, è sempre disponibile un aiuto.”

 

Fonte: www.sipem.org