E se le relazioni non fossero per forza fenomeni tutto-o-niente?

E se potessimo farci coccolare o abbracciare nei momenti difficili non solo dal nostro partner ma anche dalla nostra amica? E se ci appoggiassimo alle sue spalle, ci rannicchiassimo sulla sua pancia come bambini con la mamma? E se lei ci tenesse strette così per tutto il tempo che ci serve, senza giudicarci, ascoltandoci e consolandoci?

A volte il bisogno di connessione umana, di amore, di delicatezza, va oltre l’aspetto verbale delle relazioni. E le amiche lo sanno. Scavalcando un’appiccicosa resistenza, impastata di secoli di proibizioni, si permettono di onorare la parte fisica del rapporto fra donne.

La letteratura internazionale di ogni epoca è piena di narrazioni che descrivono relazioni amicali e platoniche fra donne, così forti da durare una vita. Rapporti che resistono alle avversità, che hanno assicurato da sempre alle donne amore anche in mancanza di un compagno perfetto (ammesso che esista).

Spesso le amiche, quelle vere, quella della cerchia ristretta, si supportano e si danno coraggio quando si cominciano dolorosamente a percepire le delusioni della vita.

Molte donne si sposano ancora pensando che il matrimonio sia il passo definitivo per assicurarsi l’amore eterno, per poi scoprire che no, non sempre è così. Purtroppo.

Quando attraversiamo i fatidici “brutti momenti”, le amiche ci promettono di non lasciarci da sole, ci accompagnano ovunque, anche al bagno, ci tengono strette, ci danno stanze e divani su cui dormire, ci ascoltano ripetere la stessa storia all’infinito e ci fanno domande per capire, come se non l’avessero mai sentita prima. Ci abbracciano mentre piangiamo disperate, incuranti del nostro naso che cola e sporca il loro maglione preferito. Selezionano la colonna sonora della nostra tragedia interiore, ci mandano poesie, ci consigliano libri e rimedi e psicoterapeuti.

E danno un senso alla vita anche quando pensiamo che la vita sia finita.

Perché forse alcune cose sono davvero finite, ma l’amore e la possibilità di un legame non lo sono. Ho sentito tante donne raccontare che la connessione che erano riuscite a stabilire con le amiche era di gran lunga più intensa di quella che avevano trovato nel matrimonio.

Le ragazzine sanno bene di che parlo, guai a toccare “l’amica del cuore”, costruiscono una relazione esclusiva ed estatica che per certi versi ricorda da vicino l’amore romantico. Poi si cresce e le amiche del cuore si lasciano indietro, fino a che non si dissolvono sullo sfondo.

Piano piano smettiamo di ballare insieme davanti allo specchio della cameretta, non ci scambiamo più i diari, gli zaini, i libri, i testi delle canzoni che per noi sono tutto. Si cresce – forse – e allora eccoci impegnate con i figli, il lavoro, la carriera, i soldi, la sicurezza, i problemi della vita.

Poi però una separazione, un divorzio, un rifiuto, un distacco, una malattia, uno sbaglio.

E allora ritroviamo le amiche e quel senso di amore e connessione profonda, che ci salva dalla selva oscura della nostra presunta e raggiunta maturità.

Gli esseri umani sono capaci di saggezza e compassione, anche se sembra difficile crederlo in tempi come questi. Lungo il cammino, incontriamo anime gemelle, amiche vere, compagne di vita. Troviamo la sintonia e l’unione che a cui tutti aspiriamo.

 

Libro consigliato: Mille splendidi soli di Khaled Hosseini