Spartiacque. Prima e dopo. La me prima e la me dopo.
Quali spartiacque hanno separato per sempre, dentro ai racconti ingarbugliati delle nostre vite, le persone che eravamo da quelle che siamo?
Un uomo, una donna, un bambino, o la mancanza di un uomo, di una donna, di un bambino. Una malattia, un dolore, una perdita. O una vincita, una rivincita, un nuovo inizio. Una casa, un cane, una lettera, un viaggio. Un incontro, un percorso, un sogno. Una parola detta, mancata, trattenuta.
Eventi epocali per noi, quelli che non dimenticheremo mai. Quelli che “ci hanno segnato” e che noi abbiamo segnato – indelebili – sul taccuino del cuore.
E poi ci sono tutti quegli eventi minori, quelli piccoli e apparentemente insignificanti, cose ordinarie di nessuna importanza, appuntate per pochi secondi nella nostra memoria a breve termine.
Fatti di cui nemmeno ci accorgiamo: il modo in cui raccogliamo le briciole sulla tavola, lo sguardo di qualcuno che amiamo, il desiderio di piacere, la paura di affrontare, un vestito scelto al posto di un altro, un sorriso non visto e mai corrisposto, un telefono che come carta assorbente assorbe la linfa delle nostre vite.
La nostra mente errante si allontana dal presente e si concentra su pensieri generati internamente, si perde nei ricordi o nel futuro. Preoccupazioni, to-do-list, sogni ad occhi aperti.
I ricercatori dicono che trascorriamo in questo modo dal 20 al 50% del nostro “tempo pensato quotidiano”, e che, a causa di tale tendenza, la nostra capacità di elaborare gli stimoli dall’ambiente esterno è molto minore.
Abbiamo perso il dio delle piccole cose, come nel famoso romanzo di Arundhati Roy, quello sguardo fresco sulle cose, quella capacità di accorgerci dei dettagli, quella possibilità di essere pienamente nella vita, con tutta la sua carica e senza il peso dei pregiudizi.
La possibilità di godere della bellezza quando c’è.
Penso che gli spartiacque siano sovrastimati.
Perché, in definitiva, ciò che più conta è l’acqua che scorre.
Essere capaci di scorrere, di essere acqua che incontra sassi, altra acqua, salti nel vuoto, argini, pesci e tutta la vita che c’è intorno, dentro, sopra, sotto…
Al nostro corso di mindfulness abbiamo un piccolo quadro luminoso che dice: “Enjoy the little things”.
Ogni volta che la mente errante ci porterà via senza che lo vogliamo, ci ricorderemo che siamo come acqua e che la vita scorre in noi, intorno a noi.
La felicità assomiglia a questo – io credo. Assomiglia ad ogni piccola cosa non più negletta.